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se soffrite, se ridete, qual’è la romanza allegra che vi fa piangere, qual’è la nenia che vi fa scoppiare dalle risa, insomma un mondo di indiscrezioni. Mi consola averle da una donna come voi. Io non ho relazioni che con povere di spirito e povere di cuore. È uno spavento. Mi attacco a voi. Se volete, vi do il nome d’amica. Io amo presto e bene — o non amo. Sono noiosa, esigente e gelosa. Quella che i francesi chiamano une amie tueuse.

Ditemi: adorate voi la poesia e adorate voi i poeti, come me? Avete come me, l’ammirazione ma non l’amore degli animali? Preferite, come me, i gatti misteriosi dagli occhi fosforescenti ai cani semplici e bonarii? Vi piace, come a me, capovolgere i termini naturali delle cose e vedere che ne succede? Non vi sembro io, come sembro a me stessa, una creatura malvagia e diabolica?

Grazie per avermi parlato di mammina mia che è morta. Se sapeste! Non posso scriverne, non so scrivere. Ve ne parlerò.

Vi ho dato del voi. Noi, qui, non sappiamo usare il lei. E vi mando di quì, uno dei baci clamorosi che sono la mia specialità.

«Matilde Serao».


E questa creatura così adorabile, dall’intelletto così originale e così vasto, non aveva che ventitré anni!

Amica intima, la Serao mi si serbò ancora per parecchi anni; e non posso fare a meno di ricordare con affettuosa tenerezza le belle ore passate a Roma con Lei, con una donna che non recita mai, che non posa mai, che non ha nell’ingegno vivido e sano nessuna