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entusiasta me la offrì ella stessa, dopo poche settimane di corrispondenza, un po’ timida da parte mia, in una lettera che non posso fare a meno di riportare interamente, giacché in nessun’altra come in questa si rivela l’espressione del suo nobilissimo ingegno e del suo cuore affettuoso.

«Carissima amica,

Ho pensato più volte a scrivervi, ma ho temuto che foste a Milano ancora. A quest’ora sarete già a Firenze di ritorno. E vi è piaciuta quella bellissima esposizione? E di quella eccelsa Milano dove ho lasciata tanta parte del mio cuore che ve ne pare? Forse la conoscevate, ma è sempre bello rivederla. Ditemi le vostre impressioni. Vi ringrazio dei vostri carissimi libri. Invece di leggere i capitoli che mi avete segnati, ho letto tutto, tutto. Come scrivete bene! Come vi fate intendere dai bambini! A me manca assolutamente tale dono e scrivo mal volentieri nel Giornale dei bambini1 perchè so di far cosa sforzata. Invece quanta facilità, quanta soavità in voi! Amica mia, veggo nel vostro ingegno una corrente sotterranea di sentimento che mi piace moltissimo. Scrivete per i bambini e per i grandi; scrivete sempre perchè le cose vostre valgono ...

Vi hanno fatto di me un ritratto abbastanza lusinghiero, ma infine non mi dispiace. Io ho una fisonomia


  1. Anche di questo Giornale dei Bambini fondato e diretto, prima da Ferdinando Martini, poi nominalmente dal Collodi ed effettivamente dall’Emma Perodi, ero collaboratrice fissa.