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l’anno dopo a Roma. Si strinse come suole stringersi fra scrittori; per la lettura vicendevole dei nostri lavori. E quest’amicizia così tenera, così affettuosa, così


    ricerca, strane di per sè, vive dà sè, senza reminiscenze o creazioni posticcie. Mi sono spesso dimandato chi fosse il Manfredi dell’Ultimo giorno di Villeggiatura e comprendo come sia Ida Baccini di Agatino. Quest’ultimo specialmente mi piace moltissimo ... Da Roma a Firenze è un passo solo e lo farò presto, per rimanere una settimana, avendo costà buonissimi amici, come il De Gubernatis, il Guerra, lo Ximenes. Verrò subito, non dubiti, e mi vedrà e le farò una strana impressione, poichè sono molto diversa da quello che scrivo. Lei com’è, bionda o bruna? Come sono i suoi occhi! Le piace di ridere! E dell’amore che pensa! Le piace Balzac!
    «Grazie pel «Cuore infermo». È un libro pieno di gravi difetti, ma non lo credo scevro di pregi. Vede come sono poco modesta! Ma io stimo l’orgoglio una grande virtù. E Lei! godo quando il mio libro fa impressione sull’animo di una donna, e Lei descrive con si calde parole la propria! Ma Lei è un artista. Ama l’arte, nevvero? Non è blasèe no, non ancora. Mi voglia bene. Noi meridionali ne vogliamo subito. Se ha tempo mi scriva».
    «— La ringrazio del dono — mi scriveva alcuni anni dopo Antonio Fogazzaro — e dell’onore che mi fa. Se permette piglio per me quell’avverbio che ella non doveva scrivere sulla copertina del volume e con esso le rispondo che non posso giudicare chi è tanto avanti nella via dell’Arte. Le dirò solo, come tanti lettori le avranno già detto, che ho letto il suo libro di un fiato e mi son divertito di certe novelle come un ragazzo, di certe altre come un uomo. Aggiungerò, se permette, che mi sono divertito talvolta come autore di un romanzo in cui un uomo innamorato compie un grande e raro sacrificio; e mi sono compiaciuto di vedere nel suo libro una fenice di questo genere, ancora più araba. Alcune di queste pagine hanno poi anche un acre, forte sapore di vita vissuta che morde e s’imprime nel petto.
    Mi rallegro, gentile Signora, con Lei, se non è presunzione, e rinnovandole vivi ringraziamenti, la prego, di accettare l’espressione del mio sincero ossequio».