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mente errati se vi cercassero i soliti lenocinii di forma e le solite belle pagine da trascriversi più tardi nelle famose Antologie scolastiche, ove, a difetto di belle e compiute figure, s’imbandiscono ai giovani dei pezzetti di mosaico, incollati insieme Dio sa come!
Questo libro, dunque, se non potrà chiamarsi una confessione vera e propria — non ci si confessa che a Dio — sarà almeno un libro sincero, onesto, che mi guadagnerà qualche simpatia da chi, come me, non chiede nè spera molto dagli uomini e considera l’esistenza per quello che veramente è: una via, più o meno comoda, più o meno soleggiata, per giungere ad altre vie, ad altre altezze.
Ho avuto anche in mente, scrivendo, di aggruppare intorno a me — raggi luminosi sprigionantisi, per meravigliosa virtù, da un nucleo oscuro — fatti e personaggi che ebbero il loro quarto d’ora di celebrità: fatti nei quali sostenni un’umile parte, personaggi a cui mi avvinsero rapporti di affari, di simpatia o d’affetto.
Ho, detto quanto dovevo dire. Avanti dunque, che la via lunga... ne sospinge.
Ida Baccini.
Primavera del 1902.