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Il risultato della gentile presentazione fu questo, che ai giornali del Treves cominciai subito la collaborazione, e che con Vittorio Bersezio strinsi presto — sempre a distanza — una cordiale e fraterna amicizia. Ai primi dell’ottanta avevo dunque questo attivo nel mio patrimonio letterario: Le memorie di un pulcinoFavole e cose vereUn viaggio nella China e La Fanciulla Massaia di cui dedicai la prima edizione a Rosalia Piatti, e che ha avuto fino a tutt’oggi, un esito librario immenso, nonostante il femminismo invadente e la mia recente conversione alle nuove teorie. Tutti questi libri furono stampati dai Fratelli Paggi e valsero — se non altro — a darmi notorietà. Giornalisticamente parlando, non avevo perso il mio tempo; giacchè gratis et amore dei avevo dato due novelle: Massimo e Chi semina spine non vada scalzo alla Gazzetta del popolo del Picchianti, fin dal 1875: dopo avevo offerto la mia collaborazione — che fu subito accettata dal direttore Leonida Giovannetti — alla fiorentina Vedetta per cui scrivevo spessissimo articoli di varietà sotto lo pseudonimo di Cenerentola. Tutto questo a ventinove anni, senza trascurare nel medesimo tempo, la famiglia, la scuola, le lezioni private. Ma allora erano altri tempi; noi giovani avevamo, sulla vita, sul dovere e sull’arte idee generali e particolari molto diverse da quelle d’oggi; e la fatica ci faceva molto meno paura, forse perchè gli studii medici — meno progrediti d’oggi — non infrasconavano coi loro paroloni e con le loro minaccie le teste calde dei lette-