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più giovani, non più robuste, alcune anche un poco troppo pingui o goffe, ad un insegnamento che poteva avere il pregio singolare di suscitare l’ilarità delle alunne non fosse decoroso, non fosse giusto. Jorick, in una serie d’articoli non troppo benevoli, aveva messo in ridicolo il provvedimento e anche... le future insegnanti, presentandocele sotto un aspetto nuovo, e scherzando sui loro futuri doveri, con uno spirito alquanto... arrischiato: la discussione e i commenti si complicarono tanto ch’io finii col ribellarmi. Si tentò di indurmi alla calma, ma la mia esasperazione crebbe invece a mille doppi quando seppi che il Municipio di Firenze aveva decretato — in onore della ginnastica — di sottoporre tutte le insegnanti a una visita medica, scambiandole forse per altrettanti coscritti. Decisi quindi di finir per sempre la mia vita di maestra, e di presentare al Municipio le mie dimissioni. Contribuirono a questa determinazione anche certe sorde guerricciole mossemi dalle mie colleghe, e alcune manifestazioni — tutte femminili — di malevolenza per le quali mi accorsi chiaramente che bisognava in tutti i modi cambiar aria. — La superiorità dell’ingegno non veniva sopportata. Meglio quindi mutar vita, che condurla lacrimevole o odiata. Uscii quindi dalla scuola elementare ricevendo un attestato molto lusinghiero di stima. Lo riporto in queste pagine assai volentieri:

«Il R. Delegato straordinario,

«Attesta per la verità che la signora Ida Baccini, nominata, in seguito a concorso per esame, maestra assistente nelle Scuole elementari comunali il 22 gennaio 1873, vi ha disimpegnato il proprio ufficio con zelo