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La purezza e la semplicità dello stile e la originalità della trovata (credo di essere stata in Italia la prima a tentare quel genere di letteratura) oltre che alla diffusione dell’opera cooperarono anche alla mia notorietà presso i letterati e gli scrittori già molto noti. Fra i primi elogi, e i più grati, debbo certo metter quelli del buon Collodi che conobbi in quel tempo nella bottega del Paggi insieme con Giuseppe Rigutini, Silvio Pacini e il grande scienziato Filippo Pacini e col quale conservai relazioni di affettuosa amicizia fino all’epoca della sua morte, cioè fino al 18911.


  1. Delle lettere di congratulazione per il mio «Pulcino» non credo opportuno riportarne alcuna, anche se scritta da grandi nomini; perchè anche allora, come ora, la cortesia — specialmente trattandosi dell’opera di una donna — vinceva la mano alla sincerità. Faccio eccezione per questo biglietto del mio caro e venerato amico Atto Vannucci, la cui lode compensò forse le lunghe amarezze che dovetti sopportare da amiche... benevole le quali digerivano male il successo del libro modesto.

    Egregia Signora Ida,

    Firenze, 3 novembre 1876.

    Ieri accompagnato da una sua gentilissima letterina mi giunse il bel Pulcino. Da un pezzo sapevo di questo racconto. Ne sentii parlar bene più volte e godei con tutta l’anima della lode che ne veniva all’Autrice. Ora che con tanta cortesia me lo ha donato mi sono messo a leggerlo subito e arriverò quanto prima alla fine.
    Intanto mi affretto a ringraziarla del caro dono e del gran piacere che con esso mi ha dato. Vedo che nei suoi studi ella ha fatto un gran passo. La sua vecchia maniera di scrivere è affatto scomparsa.
    Il nuovo stile è semplice, elegante, grazioso e schiettamente italiano, e veste belli e buoni pensieri. Me ne congratulo molto con lei. Per questa via ella può far