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Uditelo come ei parli ad un usignolo:

O rosignol che solo alla foresta
Canti e versi armonia dal fragil petto,
Quando alla stella più vicina e mesta
Vai confidando il tuo segreto affetto;

Io, come te, l’alta quiete aspetto
Che gli astri melanconici ridesta,
E al raggio delle stelle il mio concetto
Ritmico vola e la mia gioia è questa.

Gioia che nasce d’infinito duolo,
E coll’oblio confina e colla speme,
Virtù, mistero, e natural preghiera.

Deh conserviam, armonico usignolo,
Questo tesoro ed inneggiamo insieme,
Finchè il cielo abbia stelle, ombre la sera.

E perchè la parola insegnamento occorsa poco sopra potrebbe fare arricciare il naso agli adoratori del nuovo nume o dar loro a supporre che le poesie del Nencioni fossero una diversione elegante al Fior di Memoria o all’Arpa della Giovinezza, noi ci affretteremo subito a dichiarare che esse hanno, almeno per noi e per chi la pensa come noi, il linguaggio educativo sì, ma eloquente e passionato d’un bel dipinto del Robert o d’un canto di Tommaso Moore.

Ma basti su ciò. La conoscete la vera, la potente ragione per cui si contrasta al Nencioni l’originalità della forma e de’ concetti e gli si affibbia l’epiteto d’inglese?

Perchè egli sentendosi soffocare nel famoso ambiente in cui a detta della celebre scuola verista, è mestieri