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Ed ora due parole sui sistemi pedagogici di quel tempo (1871-78) applicati nelle scuole elementari del Comune di Firenze. Non desiderando che questi miei appunti biografici dieno argomento a pettegolezzi e, peggio ancora, a malignità, tacerò il nome della scuola e degl’insegnanti alla cui ombra io feci il mio tirocinio di maestra.

Si era al tempo del Sindaco Peruzzi e le classi venivano divise in: Preparatoria dove si accoglievano indistintamente tutti i bambini dai quattr’anni in su (gli inscritti qualche volta superavano perfino gli ottanta!); la Prima Inferiore, la Prima Superiore, la Seconda, la Terza e la Quarta.

Naturalmente fui messa in Preparatoria.

Alla vista di tutte quelle creaturine pigiate nei banchi, obbligate ad una data posizione delle braccia (in seconda) mi sentii assalire da una calda onda di pietà e per quei mirabili istinti materni che sono in tutte le donne, avrei voluto attirarli tutti vicini a me, abbracciarli, baciarli, rivolger loro mille domande, divertirli con delle belle novelle, fare un po’ di chiasso con loro, ecc.

Ma la maestra della classe dopo avermi salutata con una certa solennità, mi rivolse queste testuali parole:

— È la prima volta che entra in una classe?

— Sì signora.

— Ella non saprà quindi tener la disciplina...

Pensai subito al Rayneri, alle mie letture sulla psicologia infantile e fui sul punto di rispondere, quando