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— No — mi rispose — essa appartiene al prof. Augusto Franchetti, un altro illustre letterato, un grecista insigne che forse conoscerai frequentando il Vannucci di cui il Franchetti è amicissimo.

Chi avesse detto al babbo che qualche anno dopo io sarei entrata come maestra ed amica in quella dolce casa ospitale e che avrei debolmente aiutata la signora Norina Franchetti ad educare le sue due bambine, le mie carissime Luisina e Laura, a cui non posso pensare senza provare una vivissima commozione? Ma della casa Franchetti e delle due buone signorine affidate alle mie cure, parlerò con maggior larghezza in altro luogo di queste pagine.

Dopo pochi giorni della mia prima visita al Vannucci, mi presentai alla signora Marianna Giarré-Billi che mi accolse com’ella sola, forse, sa accogliere: con fine cortesia di dama e con tenerezza materna. Mostrò d’interessarsi a me, m’incoraggiò ne’ miei studi e — come il Vannucci — mi consigliò a farmi una posizione modesta ma sicura nell’insegnamento. — Mi duole — aggiunse — che le cure e i doveri della mia imminente maternità non mi consentano di occuparmi direttamente di lei e di far pago, così, il desiderio del nostro illustre Vannucci. Ma la indirizzerò a una valorosa giovane che ha intrapreso lo studio delle discipline pedagogiche e potrà darle le lezioni e gli schiarimenti che faranno più al caso suo.