Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
105 |
— Bisognerebbe poter conciliar le due cose — osservai timidamente, ma con la mia solita franchezza che non dispiacque al Vannucci.
— Che dice dell’insegnamento? — mi domandò.
Feci un po’ di boccuccia. Adoravo i bambini, ma all’insegnamento elementare non ci avevo pensato fino allora, quantunque da qualche tempo io dessi dei consigli in proposito alla Stella Pacetti, che, come ho detto, si trovava da qualche tempo a Firenze in casa mia.
— Se non c’è altro.... — risposi.
— Alla scuola normale si studia assai bene — riprese il Vannucci. — C’è la signora Marianna Giarré-Billi che insegna squisitamente l’italiano.
Al nome della chiara Donna, onore della scuola e delle lettere italiane, il mio viso dovè illuminarsi tutto, poichè il Vannucci mi domandò:
— La conosce?
— Di fama soltanto e per aver letto i suoi dolci versi. Quanto mi piacerebbe di conoscerla personalmente, di chiedere anche a lei consiglio ed aiuto!
Il signor Atto mi fece subito un bigliettino di presentazione per la signora Marianna e mi pregò di tornar presto da lui.
— Le darò dei libri, mi disse sorridendo, e chiacchiereremo un po’ insieme.
⁂
Non è a dire se il babbo ed io uscissimo contenti da quella visita. Scendendo le scale, domandai a mio padre se quella bella casa di via dell’Orivolo appartenesse al Vannucci.