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stizzito, volle subito sapere il perchè e il percome della faccenda; ma al racconto genuino, non si calmò; andò, anzi su tutte le furie e ci volle del bello e del buono per acquetarlo. Dopo averlo fatto a quel modo arrabbiare, Vincenzo cercava in tutti i modi di compensarlo o con un piccolo dono, o con una buona parola. Ma il rimedio non era sufficiente a riparare il mal fatto; nè la generosità di un minuto poteva compensare l’amarezza di un’ora.
Un’altra volta, Vincenzo Cerri dovendo ricevere, da un ricco signore una commissione per un gruppo marmoreo che ritraesse il ratto di Bianca Cappello, si recò al palazzo; ma il suo mecenate non potè riceverlo subito e gli fece fare un quarto d’ora di anticamera.
Egli intollerantissimo di qualunque servitù, dopo avere aspettato, bollendo come una pentola, quei quindici minuti, ritornò a casa litigando; e a me che gli domandavo se avesse avuta la commissione, rispose con un gesto magnifico: «Ho mandato a quel paese lui e la sua commissione. Crede che mi facciano gola i suoi quattrini? Per grazia di Iddio ho di che vivere e non ho bisogno della protezione di un individuo, di bassa origine, il cui padre faceva il venditore ambulante! Io non sono mai stato avvezzo a fare un quarto d’ora di anticamera!».
Malgrado la sfuriata e l’atto di ribellione, ebbe nonostante l’incarico del lavoro: e modelli del gruppo ... furono le nostre rispettabili persone. Sicuro, io posai per Bianca ed egli si nascose sotto le spoglie del Bonaventuri.
Quando era ancora studente a Pisa, si trovò una volta, insieme con altri colleghi, in un momento di disperata bolletta. Se c’è a questo mondo una per-