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umbreggianti di tutte le altre. Quanto alle tre poesie citate dal Brugnoli, che non si trovano se non nei codici umbri, si potrebbe osservare che anche su quella che incomincia O me lasso, dolente l’editore fiorentino non ha mancato di esprimere qualche dubbio. L’avvertenza alla lauda xcvi dice infatti: «Questa lauda seguente era pur nel dicto libro antiquo [nel Perugino del 1336] et ancora in alcuni todini, benché paia assai bassa corno la xx in ordine, che incomenza ’Oimè, lasso dolente’» (»). Ma siano o no queste ultime rime da attribuire sicuramente a Iacopone, il fatto che solo di alcune poche poesie della raccolta bonaccorsiana si possa dubitare, e che il dubbio non sia condi- viso da tutti gli studiosi, dimostra che l’edizione principe merita la maggiore fiducia in fatto di attribuzioni. Ed alla autoritá della Principe il Brugnoli stesso giustamente fa appello (2) a proposito della tanto discussa autenticitá della satira O papa Bonifazio, — moit’hai iocato al mondo [lviii]. Questa poesia, che fa parte di un gruppo abbastanza numeroso di satire contro i falsi prelati e contro colui che nella mente del fiero assertore della rigida regola francescana appariva come Lucifero novello — a sedere en papato, ebbe molta fortuna nel secolo xiv. Nell’ambiente religioso e po- litico non erano ancora spenti gli echi della feroce lotta com- battutasi tra il papa e la parte ghibellina, sostenuta dal re di Francia; in quella satira o, meglio, in quella invettiva Iacopone si fa interprete di tutti i risentimenti provocati dal Caetani e con inaudita violenza di linguaggio, che ha sgomentato i suoi troppo ortodossi commentatori, investe il papa, accusandolo di simonia, di nepotismo, di aviditá verso i soggetti, di sete indomabile di potere, e gli predice l’ultima mina. I famosi versi profetici: subito hai ruina, — sei preso en tua magione, e nullo se trovòne — a poterte guarire. (1) Vedi p. 234. (2) Op. cit., p. cxlvi sgg. E vedi anche D’Ancona, op. cit., S4, 11. 2, ove si confuta l’opinione di A. Tiínneroni.