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Ma la critica ha ormai fatto giustizia di molte false attribu- zioni; e mentre dopo lunghi dibattiti ha restituito al Nostro al- cuno di quei componimenti, come Amor de caritate — perché m’hai si ferito, che qualche erudito con inconsulta audacia gli aveva tolti per attribuirli al poverello d’Assisi, non ha esitato, d’altra parte, a rigettare inesorabilmente come apocrifi i canti dovuti alla larga imitazione iacoponica del xiv e xv secolo (0. E dunque ormai pacifico che l’originaria produzione iacopo- nica debba restringersi a quel centinaio di ritmi contenuti nei co- dici del Trecento, vale a dire alle cento e due laude della rac- colta bonaccorsiana(2). Ma, per converso, tutti, assolutamente tutti i ritmi dell’edizione fiorentina debbono ritenersi autentici? L’onesta avvertenza del Bonaccorsi: «Non si dice però per questo che lui non facesse maggior numero de laude, né anco si afferma che tutte queste sieno facte da lui per non se bavere di ciò altro di certo», ha per me un grande valore. Se- condo la prima intenzione dell’editore, la raccolta doveva chiudersi con la xeni lauda, con «donna del paradiso», la quale «è posta in questo loco — egli scrive — per clausura de le precedente: el principio de le quali è pur da lei [cioè la lauda «O Regina cortese», anch’essa pertinente alla madonna]: et per uno separamento dalle seguente laude trovate in diversi libri» (3). L’autoritá di altri codici consultati, la forza della tradizione, la quale giá sul finire del Quattrocento aveva sanzionato molte attribuzioni, e fors’anco il desiderio — alquanto ingenuo — di raggiungere per il suo (1) Fu il Wadding che attribuí pel primo questa poesia, insieme con l’altra «In fuoco l’amor mi mise», a san Francesco; ma il padre I. Affò dimostrò vittoriosa- mente la falsitá di tale attribuzione. Cfr. per maggiori particolari A. D’Ancona, op. cit., p. 56, nota 8. Francesco Novati, nel suo discorso L’amor mistico in san Fran- cesco d’Assisi ed iti Jacopone da Todi, pubbl. nel volume Freschi e tninii del Du- gento, Tip. ed. L. F. Cogliati, Milano, mcmviii, conclude a proposito di siffatte attribuzioni (p. 242): «Chi si illude di sorprendere i tripudi amorosi del Nostro [san Francesco] nelle laudi ’ Amor di caritade ’, ’In foco l’amor mi mise5, dimostra (ci sia lecito il dirlo) di non capir nulla di nulla né dell’anima di san Francesco né della storia della lirica sacra italiana». (2) Cfr. Novati, op. cit., p. 247. (3) Vedi p. 230.