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Al tuo corpo misero — non dèi acconsentire,
per ciò che sempre vole — manecare e dormire,
e non cura niente — giamai a Dio servire:
30 en ioco ed in solazo — sempremai vorria stare.
Fallo levar per tempo — senza nulla pigrezza,
e mettilo in fatica, — che non li sia agevolezza,
e vallo recessando — d’onne carnai vaghezza:
34 se questo non li fai, — te fará tralipare.
Falli fare astinenza, — che non sia piú goloso;
portar li panni aspri, — che non sia piú gioioso;
ed operare buone opere — che non stia piú ozioso;
38 e, perché è mal servo, — délo disciplinare.
Tu dèi stare affissato: — non dèi gir molto atorno,
ché nuoce de vedere — le vanitá del monno;
non portar gli occhi in alto, — ma portali in profonno,
42 per ciò che son ladroni — de l’anima predare.
Quello che l’occhio vede — si lo riporta al cuore,
el falò repensare — de lo carnale amore,
e, poi che ci ha pensato, — si retrova el pegiore:
46 e oerciò è buona cosa — sempre l’occhio guardare.
Tu dèi guardar Torecchie — da li mali udimenti,
e retener le mano — dai villan toccamenti,
e dèi esser ben composto — nelli tuoi portamenti,
50 si che onne om che ti vede — si possa edificare.
Tu dèi stare all’offizio — molto devotamente,
e de onne adversitate dèi essere paziente:
ad qualunche te domanda, — rispondi umilmente,
54 ed onne intenza inutile, — quanto puoi, recessare.
Non dèi essere schifo, — né molto desdegnoso,
si com’è lo zitello — che è superbo e lagnoso;
le mano dèi aver larghe — e lo core pietoso,
58 ed onne cosa che dái, — molto volontier dare.
Le parole de Dio — volontier dèi udire,
ed alli tuoi prelati — umilmente ubidire:
e li santi sacerdoti — in reverenzia avere,
62 perciò che son pastori — per l’anime salvare.