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Come l’anima per santa nichilitá e caritá
PERVIENE A STATO INCOGNITO ED INDICIBILE
Sopr’onne lengua, Amore, — bontá senza figura,
2lume fuor de mesura, — resplende nel mio core.
Averte conosciuto — credea per entelletto,
gustato per affetto, — viso per simiglianza:
te credendo tenuto — averte si perfetto,
provat’ho quel diletto, — amor d’esmesuranza.
Or, parme, fo fallanza, — non se’ quel che credea,
8tenendo non avea — vertá senza errore.
O infigurabil luce, — chi te può figurare,
ché volesti abitare — en la scura tenebria?
Tuo lume non conduce, — chi te veder gli pare,
potere mesurare — de te quel che sia.
Notte veggio ch’è dia: — virtute non se trova,
14non sa de te dar prova — chi vede quel splendore.
Virtute perde l’atto — da poi che giogne a porto,
e tutto vede torto — quel che dritto pensava.
Trova novo baratto — dove lume è aramorto:
novo stato gli è porto — de quel non procacciava,
e quel che non amava; — e tutto ha perduto
20quel ch’avea posseduto — per caro suo valore.
Se l’atto de la mente — è tutto consopito,
en Dio stando rapito, — ch’en sé non se retrova,
de sé reman perdente, — posto nello ’nfinito:
ammira co c’è gito, — non sa corno se mova.
Tutto si se renova, — tratto fuor de suo stato,
26en quello smesurato — dove s’anega l’amore.