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LXXVII
De l’amor muto
O amore muto — che non vói parlare,
che non sie conosciuto!
O amor che te celi — per onne stagione,
ch’orno de fuor non senta — la tua affezione,
che non la senta latrone, — per quel c’hai guadagnato,
6 che non te sia raputo.
Quanto l’om piú te cela, — tanto piú foco abundi:
om che te ven occultando — sempre a lo foco iugne;
ed omo c’ha le pugne — de voler parlare,
io spesse volte è feruto.
Omo che se stende — de dir so entendimento,
avenga che sia puro — el primo comenzamento,
vience da fuor lo vento — e vagli spallando
14 quel ch’avea receputo.
Omo che ha alcun lume — en candela apicciato,
se voi che arda en pace, — mettelo a lo celato;
ed onne uscio ha enserrato, — che nogl venga lo vento
18 che ’l lume sia stenguto.
Tal amor ha posto — silenzo a li suspiri:
èsse parato a l’uscio — e non gli lascia uscire;
dentro el fa partorire — che non se spanda la mente
22 da quel che ha sentuto.
Se se n’esce el suspiro, — esce po’ lui la mente:
va po’ lui vanegiando, — lassa quel c’ha en presente;
poi che se ne resente, — non puote retrovare
26 quel ch’avea receputo.
Tal amor ha sbandito — da sé la ipocrisia,
che esca del suo contado — che trovata non sia;
de gloria falsa e ria — si n’ ha fatta la caccia,
30 de lei e del suo tributo.