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En ciò sta mio mercato — che tieco voglio fare,
e per ciò voglio dare — me con tutta richeza;
da cielo agio recato — tesauro, per cambiare
vita con gloriare — per morte d’amareza;
prende da me dolceza, — dando dolor e pena:
140 Tamor che non ha Iena — in’ha fatto sprecatore.
A tte poco ademando — e molto si tte dono,
e giá non me perdóno: — per te voglio morire;
se pensi que comando, — en que cosa me pono,
amor, chiedo, per dono — terráti de largire?
Amor, faime empazire: — altro non posso fare;
146 tanto m’hai fatto dare, — piú so che giocatore.
Sposa dota marito, — da lui non è dotata:
prima dota è trattata — che la voglia sponsare.
Nullo par si smarrito — per cui dota sia data,
giá se non ha trovata — donna de grande affare,
volendo esaltare — sé per gran parenteza,
152 levando sua basseza — ad dignitá d’onore.
Alteza non aspetto — né alcuna magioria
da te, o sposa mia, — ad cui si me so dato:
prendo per te defetto — vergogna e meschinia;
or donque sempre sia — en me tuo amor locato:
perché non m’hai dotato, — ma te voglio dotare,
158 tutto mio sangue dare — en croce con dolore.
En dota si te dono — richeze esmesurate,
che non fo mai pensate: — ben te porran rempire;
en cielo si le pono: — li te son conservate,
non ponno esser robbate, — né per sé mai perire;
de luce te vestire — piú che sole si voglio:
164 però prima te spoglio — de colpa e de fetore.
De corona de stelle — sirai encoronata,
en sedia collocata — de gemme ed auro fino;
de margarite e perle — será la veste ornata,
la zambra apparecchiata — de drappi e baldachino;
tutto sirá divino: — ma parlote en figura,
170 perché non hai valura — pensar esso candore.