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Epistola a Celestino papa quinto,
CHIAMATO PRIMA PETRO DA MORRONE
Que farai, Pier da Morrone? — èi venuto al paragone.
Vederimo el lavorato — che en cella hai contemplato:
se’l mondo de te è’ngannato, — séquita maledizione.
La tua fama alt’è salita, — en molte parte n’è gita:
5se te sozzi a la finita, — agl buon sirai confusione.
Como segno a sagitta, — tutto’l mondo a te affitta:
se non tien bilanza ritta, — a Dio ne va appellazione.
Se se’ auro, ferro o rame — proveráte en esto esame;
9quegn’hai filo, lana o stame — mostreráte en est’azone.
Questa corte è una fucina — che’l buon auro se ci afina:
se Ilo tiene altra ramina, — torna en cenere e carbone.
Se l’officio te deletta, — nulla malsania piú è’nfetta;
13e ben è vita maledetta — per Dio perder tal boccone.
Grande ho aúto en te cordoglio — co te uscio de bocca:
[ — Voglio; — ■
ché t’hai posto iogo en coglio — che t’è tua dannazione.
Quando l’uomo virtuoso — è posto en luoco tempestoso,
17sempre el trovi vigoroso — a portar ritto el gonfalone.
Grand’è la tua degnitate, — non è meno la tempestate:
grand’è la varietate — che troverai en tua magione.
Se non hai amor paterno, — lo mondo non girá obedenno:
21ch’amor bastardo non è denno — d’aver tal prelazione.
Amor bastardo ha ’l pagamento — de sotto dal fermamento;
ché ’l suo falso entendemento — de sopre ha fatto sbandegione.
L’ordene cardenalato — posto è en basso stato:
25ciaschedun suo parentato — d’ariccar ha entenzione.
Guardate dagl prebendate, — ché sempre i troverá’ afamate,
e tant’ è la lor siccítate — che non ne va per potagione.
Guardate dagl barattere — che ’l ner per bianco fon vedere:
29se non te sai ben schirmere, — canterai mala canzone.