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Se tu, frate, non parlassi, — siria edificazione:
68molta gente convertèra — ne la tua animazione.
La Scrittura en molte parte — lo tacere ha commendato:
e la lengua spesse volte — fa cader Toni en peccato. —
— Tu me par che dichi vero, — se bon zelo te movesse:
72en altra parte vói ferire, — s’io a tua posta tacesse.
Lo tacere è vizioso, — chello o’ i’om dèi parlare:
lo tacer lo ben de Dio — quando ’l deve annunziare.
Lo tacer ha ’l suo tempo, — el parlar ha sua stagione:
76curre omo questa vita — fin a consumazione. —
— Un defetto par che agi: — che lo ben non sa’ occultare;
el Signor te n’amaestra — cli’en occulto el degi fare.
De far mostra l’orn del bene — pare vanaglorioso:
80el vedente exdificato — demostrarli l’om tal oso.
Lo Signore che te vede, — esso si è ’l pagatore:
non far mostra al tuo frate — che sia tratto a farte onore. —
— La mentale orazione — quella occulta rendo a Dio,
84e lo cor serrat’ha l’uscio, — ché noi vegia el frate mio.
Ma la orazion vocale — quella el frate deve audire:
ché siria exdificato — se la volesse tacire.
Non se deggon occultare — opere de pietate:
88se al frate l’occultasse, — cadérla en impietate. —
— Frate, frate, haime vento: — non te saccio piú que dire;
veramente tu se’santo, — si te sai da me coprire!
Non trovai ancor chivelli — ch’esso m’agia si abattuto;
92en tante cose t’ho tentato — ed en tutte m’hai venciuto.
Tal m’hai concio a questa volta — che de me si sta securo,
che giamai a te non torno, — si t’agio trovato duro! —
— Or è bono a far la guarda — che m’ hai data securtate:
96omne cosa che tu dici, — si è pien de falsitate.
Se en tuo ditto me fidasse, — piú siria che pazo e stolto:
ché da onne veritate — si se’ delongato molto.
Io faraio questa guarda, — che staralo sempre armato
100contra te, falso Nemico, — ed encontra lo peccato.
Or te guarda, anima mia, — che ’l Nemico non t’enganni,
ché non dorme né cotoza — per farte cadere nei banni.