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lume «el numero perfecto de cento»1, poterono indurre il Bonaccorsi ad aggiungere quelle nove laudi con cui si chiude la raccolta, e sulla cui autenticitá è possibile, secondo me, sollevare qualche dubbio, tenuto conto anche delle annotazioni particolari con che il Bonaccorsi, mosso da quegli scrupoli, che tanto ragionevolmente ci fanno apprezzare l’opera sua di editore illuminato, volle mettere in guardia il lettore2.

Il prof. Brugnoli (è doveroso discutere anche su questo punto la sua opinione per il largo ed esauriente esame ch’egli ha fatto delle stampe e dei codici iacoponici) non condivide i miei dubbi. «Invero — egli scrive — queste [cioè le ultime laude della raccolta] non si trovano, se non per eccezione, in altri mss., specie in quelli estranei alla famiglia umbra. Senonché questo avviene anche per altre laude pur contenute nella Principe e tuttavia non comprese fra le ultime e piú sospette di questa stampa. È appunto il caso dei ritmi: ‘Fede, speme e cantate’; ‘Amor dolce senza pace’ (sic); ‘Omè lascio dolente’. Dovremo noi escludere anche queste dal novero delle laude d’indubbia autenticitá?». No, poiché «quanto sin qui dicemmo — egli continua — intorno allo svolgimento e alla diffusione del materiale laudistico iacoponico, ci porta a concludere che solo gli antichi mss. umbri, e non giá i codici toscani e veneti, possono avere un gran peso nella bilancia»3.

Son lieto che per una volta tanto sia proprio il Brugnoli a riconoscere il maggior valore dell’edizione principe. Senonché gli argomenti, ch’egli adduce, lasciano sempre adito al dubbio da me espresso. E invero, come si può escludere che l’editore stesso dubitasse dell’autenticitá delle ultime laude della sua raccolta, chi metta in relazione le parole del suo proemio con le avvertenze da lui premesse a quelle laude? È questo un elemento di critica che non deve essere trascurato, specie se va unito al giudizio che può farsi sul merito intrinseco di quelle poesie, meno caratteristiche, meno precise nel loro schema metrico e meno

  1. Veramente la raccolta comprende 102 laude. Ma nella nota alla lauda cii (p. 255) l’editore avverte: «Questa laude extravagante è posta per finire el numero perfecto de cento: benché ne sian due de piú sotto doi numeri, cioè xlvii e lxxvii per inadvertentia: et cusi sono cii laude in tutto». Naturalmente la numerazione è stata corretta in questa ristampa.
  2. Le annotazioni dell’editore si trovano alle pp. 232, 236, 239, 255.
  3. Op. cit., p. cxiiv.