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ponici col divulgare un testo ormai quasi introvabile, qualche anno fa ristampai per conto della Societá filologica romana l’edizione bonaccorsiana, limitandomi ad introdurvi le poche modificazioni imposte dall’uso invalso nella pubblicazione degli antichi testi, e che mi parve potessero notevolmente migliorarla1. Ed oggi l’edizione fiorentina, modificata ancora nella grafia, ma fin dove lo consenta il rispetto dovuto a una stampa autorevolissima del Quattrocento, vede nuovamente la luce nella collezione degli Scrittori d‘Italia. Ma perché pubblicare ancora una volta quella stampa, in luogo di tentar finalmente l’edizione critica dei ritmi iacoponici, ripetutamente invocata da Alessandro D’Ancona?2

Il perché esposi nella prefazione all’edizione della Societá filologica; e ad essa senz’altro potrei rimandar il lettore, se frattanto un egregio studioso, il prof. Biordo Brugnoli della R. Scuola normale di Perugia, nella dotta introduzione ad un suo faticoso e diligente lavoro di ricostruzione delle satire iacoponiche, non avesse sollevato molti dubbi sull’autoritá, da me nuovamente affermata, della stampa bonaccorsiana3. Esaminati i codici piú antichi, egli trova che il confronto non è sempre favorevole all’edizione

    ristampa del suo Iacopone da Todi, il giullare di Dio del secolo XIII, Todi, Casa editrice «Atanòr», 1914, p. 5, scrive: «Quanto piú posso, nel citare mi attengo alla edizione di Firenze 1490, presso il Bonaccorsi, riprodotta ne 1558 dal Modio: edizione condotta su antichi manoscritti di Todi e di Firenze, e la cui autoritá è affermata da G. Ferri nella riproduzione sopraccitata. Possono perciò credersi con molta probabilitá tutte autentiche le rime della stampa bonaccorsiana, sebbene l’editore stesso non osi darne certezza; pur ammettendo tal qualitá in alcune edite dal Tresatti e da altri, le quali in ogni caso servono a meglio determinare la forma e gli intenti della lauda spirituale antica». Il Moschetti (I codici marciani, Venezia, 1883) esprime un giudizio anche piú favorevole all’ediz. principe, che afferma valere «quanto molti codici riuniti dei piú antichi e preziosi».

  1. Laude di frate Iacopone da Todi secondo la stampa fiorentina del 1490 con prospetto grammaticale e lessico a cura di Giovanni Ferri, in Roma, presso la Societá filologica romana, mdccccx.
  2. D’Ancona, op. cit., p. 5, nota 4.
  3. Le satire di Iacopone da Todi ricostituite nella loro piú probabile lezione originaria con le varianti dei mss. piú importanti e precedute da un saggio sulle stampe e sui codici iacoponici per cura di Biordo Brugnoli, ordinario di lettere italiane nella R. Scuola normale maschile di Perugia, in Firenze, per Leo S. Olschki editore, mdccccxiv, p. xiv sgg. Di questo volume e della ristampa del D’Ancona si legga l’ottima recensione di E. G. Parodi nel Marzocco del 28 giugno 1914 (Il giullare di Dio), e. l’articolo di Ciro Trabalza, Il glorioso ritorno di un giullare di Dio: «Iacopone da Todi» di A. D’Ancona, nel Giornale d’Italia del 21 luglio 1914.