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XCII
Como per la ferma fede e speranza se perviene
a triplice stato de nichilitá
La fede e la speranza — m’on fatta sbandigione,
dato m’on calci al core, — fatto m’on anichilare.
Anichilato so dentro e de fuore
en ciò che se può dire,
cotal sí me dá frutto ch’era amore
en vita stabilire;
non posso piú fugire né cacciare,
ché l’amore m’ha folto;
sí so convento, non posso parlare.
Parlando taccio, grido fortemente,
sacciol ove è atto,
ch’io non lo veggio e sempre sta presente
en onne creatura trasformato;
da l’esser a lo none — ho fatta l’unione
e per affetto el sí e ’l no mozzare.
Mozzato da lui tutto
e nulla perde e nulla pò volere;
onne possede e de nulla è corrutto,
però ch’ello n’è mozzo onne appetere;
l’essere e possedere — lo nichilo tutto
quel è condutto che me fa vilare.
Vilisco onne cosa
ed onne cosa opo t’è possedere;
chi è cosa d’onne cosa,
nulla cosa mai non può volere;
questo è lo primo stato — de l’omo anichilato
che ha abnegato tutto suo volere.