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     Alta nichilitate, — tuo atto è tanto forte,
che apre tutte le porte, — entra nello ’nfinito.
Tua è la veritate — e nulla teme morte,
dirize cose torte, — oscuro fai chiarito.
Tanto fai core unita — en divina amistanza,
non c’è dissimiglianza — de contradir chi ha amore.
     Tanta è tua sutiglieza, — che onne cosa si passi,
e sotto te sí lassi — defetto remanere.
Con tanta legereza — a la veritate passi,
che giá non te rabassi — po’ te colpa vedere.
Sempre tu fai gaudere, — tanto se’ concordata,
e, veritá portata, — nullo senti dolore.
     Piacere e dispiacere — fuor da te l’hai gettato,
en Dio se’ collocato — piacer ciò che gli piace.
Volere e non volere — en te si è anegato,
desiderio remortato, — però hai sempre pace.
Questa è tal fornace — che purga e non incende,
a la qual non se defende — né freddo né calore.
     Merito non procacci, — ma merito sempre trovi,
lume con doni nuovi — gli quali non ademandi.
Se prendi, tanto abracci — che non te ne removi
e gioie sempre trovi — ove tutta despandi.
Tu curri, se non andi, — sali, co piú descendi,
quanto piú dái, sí prendi, — possedi el Creatore.
     Possedi posseduta, — en tanta unione
non c’è divisione — che te da lui retragga.
Tu bevi e se’ bevuta — en trasformazione,
da tal perfezione — non è chi te distragga,
onde sua man contragga, — non volendo piú dare,
giá non si può trovare, — tu se’ donna e signore.
     Tu hai passata morte, — se’ posta en vera vita,
né non temi ferita — né cosa che t’offenda.
Nulla cosa t’è forte,— da te po’ t’èi partita,
en Dio stai enfinita, — non è chi te contenda.
Giá non è chi t’entenda, — veggia co se’ formata,
se non chi t’ha levata — ed è de te fattore.