Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
LXXVI
Del iubilo del core che esce in voce
O iubilo del core, — che fai cantar d’amore!
Quando iubilo se scalda, — sí fa l’uomo cantare;
e la lengua barbaglia — e non sa que parlare,
dentro non pò celare, — tanto è grande el dolzore!
Quando iubilo è acceso, — si fa l’omo clamare;
lo cor d’amore è preso — che nol pò comportare,
stridendo el fa gridare — e non vergogna allore.
Quando iubilo ha preso — lo cor enamorato,
la gente l’ha en deriso, — pensando suo parlato,
parlando smesurato — de que sente calore.
O iubil, dolce gaudio, — ched entri ne la mente,
lo cor deventa savio — celar suo convenente,
non può esser soffrente — che non faccia clamore.
Chi non ha costumanza — te reputa empazito,
vedendo svalianza — com omo ch’è desvanito,
dentro lo cor ferito — non se sente de fuore.
Fra Iacopone. | 12 |