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Chi la croce strigne bene, — Iesú Cristo li soviene,
poi lo principato tiene — ne la gloria eternale.
Fui nel settimo approbato, — e doppio lume me fo dato;
fo el Nemico tralipato, — non potendome engannare.
Mantenente retornòne — conio un angelo el latrone,
una chiesa me mostròne — ch’io l’andasse a relevare.
Io, com’omo timorato — e del cader amaestrato,
non ce vòlsi volger capo; — al ramo ottavo vòls’andare.
Allor m’aparve como Cristo — e disse: — Io so tuo maistro;
pigliate de me diletto, — ché te voglio consolare. —
Io respusi: — Cristo disse — ch’io en lui non me folcisse,
nel suo Patre lo vedisse — ne l’eterna claritate. —
Como un angelo de luce — me apparve entro la fuce,
e disseme en chiara vuce: — Te se’ degno d’adorare. —
Io respusi: — Onne onore — sia del mio Creatore;
en ciò conosce lo mio core — che non se’ quel che tu pare. —
Vedendome ’l Nemico sagio, — se partí con suo dannagio;
ed io, compiendo ’l mio viagio, — fui nel ramo del contemplare.
L’onor dando a l’Onnipotente, — tutta si squarciò mia mente,
vedendoci Dio presente — en ciò ch’avea resguardare.
Questo è lo ciel cristallino, — ca speranza sí vien mino;
chi de lo splendor è pino, — regna colle potestate.
Al terzo ciel poi pusi mente, — piú che sol era lucente,
tutta s’enfiammò mia mente, — de voler lá su andare.
Per un arbor sí s’apiana, — caritate sí se chiama,
en alto stende suoi rama — e la cima è che non pare.
Vòlsi montar a cavallo; — disseme: — Cavalca sallo,
o tu, om, agi el bon anno, — emprima scolta el mio parlare.
Due battaglie hai tu vente: — lo Nemico e l’altra gente;
ormai purifica tua mente, — se per me vorrai montare. —
Io respusi con amore: — Io so libero de furore,
ciò me mostra lo splendore — ch’i’ obedisca el tuo parlare.—
De la luce facea la tarza — e de la tenebra la lanza,
posi mente a la bilanza — e comenciai a cavalcare.
Al primo grado ch’io salia, — la pigrizia trovai empría,
dissi: — Donna, male stia! — ché per te nasce onne male. —