Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
lauda lxv | 151 |
Per darte questo stato — descesi a tal basseza,
en stalla de laideza — aver vòlsi riposo;
sia donque recambiato — amor de tanta alteza,
che viene con tal richeza — per donarse gioioso;
cor non stia ozioso — de me trovar fervente:
rescaldese la mente, — abracci con fervore.
Amor, priego, me dona, — sposa, ch’amor demando,
altro non vo cercando — se non amor trovare;
l’amor non me perdona, — tutto me va spogliando,
forte me va legando, — non cessa d’enflammare;
donqua prendi ad amare, — sposa cotanto amata,
ben t’aggio comparata, — piú dar non ho valore.
— Iesu, dolce mio sposo, — dimme que posso fare,
ché io te possa amare — quanto te so tenuta;
ch’a te non fo penoso — per me pena portare,
volendome salvare — ch’en colpa era caduta;
per me, vegio, è venuta — la Maiesta divina,
de serva far regina, — trarmi d’ogni fetore.
Amor, tutta so tua — poi che m’hai creata,
ed hame recomparata — ch’era dannata a morte;
chi la derrata sua — avesse retrovata,
per lui è ben guardata — ed amata piú forte;
nullo ce può aver sorte — en me, se non tu, Cristo;
facesti questo acquisto, — síene conservatore.
A tte piú che me tutta, — amor, se dar potesse
non è che nol facesse; — ma piú non ho che dia;
lo mondo e ciò che frutta, — se tutto el possedesse,
e piú, se ancora avesse, — daríate, vita mia;
dòtte che ho en balía: — voler tutto e sperare,
amare e desiare — con tutto el mio core.
So che non se’ cambiato, — ma piú tu non demandi;
dòtte quanto comandi — e volere enfinito
che non è terminato, — che ancora piú non andi,
e tutto non se spandi — en te stando rapito;
l’amor ha el cor ferito, — che se morir potesse
e mille vite avesse, — per te darebbe, amore.