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     La divina Scrittura — con la Filosofia
fanno uno corrotto — con grande dolentía:
— O Bontá nobilissima, — nostro tesauro e via,
grande fo villania — averte sí sprezata. —
     Gli Articoli de la fede — si s’onno congregati:
— Oi lassi noi, dolenti — co semo desolati!
nostra fatica e frutti — sémone derobbati,
la vita en tal peccati — non sia piú comportata. —
     Le Virtude piangono — de uno amaro pianto:
— O Bontá nobilissima. — nostro tesauro e canto,
non trovamo remedio — de lo dannagio tanto,
lo nostro dolor tanto — nulla mente ha stimata. —
     Piangono le Sacramenta: — Noi volem morire,
da poi che la Bontade — vedemo sí perire;
non ne giova el vivere — non sapem ove gire;
vendeca, iusto Sire, — ch’ell’è sí mal trattata. —
     Li Doni de lo spirito — chiamano ad alta vuce:
— Vendeca nostra eniuria,— alta divina luce;
aguarda lo naufragio — che patem ’n esta fuce;
se tu non ne conduce, — perim ’n esta contrata. —
     Fanno grande corrotto — l’alte Beatitute:
— Aguardace, Signore, — co sem morte e battute!
oi lasse noi dolente, — a que sem devenute!
peggio simo tenute — che vizia reprobata. —
     Piangon le Relione — e fanno gran lamento:
— Aguardace, Signore, — a lo nostro tormento;
poi che Bontate è morta, — semo en destrugemento:
come la polve al vento — nostra vita è tornata.
     Li Frutti de lo spirito — sí fanno gran romore:
— Vendica nostra eniuria, — alto, iusto Signore;
la curia romana, — c’ha fatto esto fallore,
corriamoci a furore, — tutta sia dissipata.
     Fansi chiamar ecclesia — le membra d’Anticrisso!
aguardace, Signore, — non comportar piú quisso;
purgata questa ecclesia — e quel che ci è mal visso
sia en tal loco misso — che purge i soi peccata.