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     — O figlioli miei, sete adunati
per rendere a la mia corte onore;
or currete ensemora, abracciati
lo mio diletto figlio redentore,
e le Virtute sí me esercitati
en tutto compimento de valore,
sí che con loro beatificati
siate nella corte de l’Amore. —
     Le Beatitudine, questo odenno,
con gran vivaceza vengon a corte:
— Meser, le pelegrine a te venenno,
albergane ché simo de tua sorte;
peregrinato avemo state e verno
con molti amari dí e dure notte,
onom ne caccia e pargli far gran senno,
ché piú semo odiate che la morte.
     — Non si trovò nul omo ancora degno
d’albergare sí nobile tesaro;
albergove con Cristo e dolve ’n pegno
e voi l’averiti molto caro;
li frutti ve daragio poi nel regno,
possederete tutto el mio vestaro,
demostrariti Cristo como segno:
ecco lo mastro del nostro reparo. —
     Lo nostro dolcissimo Redentore
a la Iustizia per l’omo ha parlato:
— Que ademandi a l’om peccatore
che deggia fare per lo suo peccato?
recolta centro e suo pagatore
de tutto quello che t’era obligato;
aiutar lo voglio per amore
e de satisfare so apparecchiato.
     — Mesere, se ve piace de pagare
lo debito che per l’omo è contratto,
voi lo podete, se ve piace, fare,
ché sete Dio ed omo però fatto;