Pagina:Iacinta Venetiana-Vago giardino di villanelle bellissime.djvu/2

A
hi dure voglie de l’aspra mia diva,

     Che vuol ch’io viva in perpetue doglie
     S’ella m’accoglie mi mira, e mi ride
     Io pur bramoso la miro pensoso,
     5Ahi che s’infinge, e d’honesto si pinge,
Sì timido, e basso mi mostro pensoso,
     Che ben pietoso diverria un sasso
     Di pietà scarso mi mostra il bel volto
     Poi mira intanto, ch’io rasciughi il pianto
     10Ahi che mercede ch’hà la mia fede.
Dunque qual fia rimedio al mio male
     Non credo uguale nell’inferno sia,
     Ahi pena ria, non so che mi fare,
     S’io gli stò appresso consumo me stesso,
     15Ahi che s’io fuggo geloso mi strugo.
Ma poi che’l mio destino empio, e fatale
     Prefisse tale il mio viver meschino,
     Piangerò insino, che morte sia tale
     Questo mio core, che dirà sempre,
     20Ahi crudo amore soccorri al mio core


E
Cco l’alba, ecco l’aurora,

     Ecco il sol, che m’innamora, il.
     Ecco il bel del paradiso,
     Che m’hà ’l petto, el cor diviso,
     Ecco l’alma, il.
     Ecco l’alma, e la mia vita,
     7Tanto à me cara, e gradita.