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farebbe! Ma sa che oggi stesso nella sala di redazione dell’Empedocle si proclamerà ufficialmente la candidatura, con l’intervento del Salvo e di tutti i maggiorenti del partito? Che scherziamo?
— In questo caso, — saltò a dire il Verònica, — per far più presto, si spedirà a Giulio ora stesso, d’urgenza, un telegramma in cifre.
— Bravissimo! — tornò ad approvare il Canonico, debellando il Mattina.
— Sì, sì, — seguitò il Verònica. — Roberto ha un cifrario particolare col fratello. Non perdiamo più tempo.... Piuttosto.... aspetti!... ora che ci penso.... il Selmi.... perdio!
— Selmi? — domandò il Canonico, stordito da quel nome, che cadeva all’improvviso come un ostacolo insormontabile su la via così bene spianata. — Il deputato Selmi?
— Corrado Selmi, sì, — rispose il Verònica. — L’ho, visto a Palermo.... Ha promesso a Roberto di venire qua, per lui, e che anzi avrebbe tenuto un discorso....
— Ebbene? — fece l’Agrò. — Anzi, un parlamentare di tanta autorità.... vero patriota....
— Lasci andare! lasci andare! — lo interruppe il Verònica, socchiudendo gli occhi, scotendo una mano. — Patriota.... va bene! Bacato, bacato, bacato, caro Canonico.... Debiti.... compromissioni.... storie.... e Dio non voglia che il povero Roberto per causa di lui.... Basta. Non è per questo, adesso.... Ma per Lando Laurentano....
E Guido Verònica fece più volte schioccar le dita, come per strigarsele dell’impiccio che gli dava il pensiero del Selmi.
— Non capisco.... — osservò il Canonico. — Forse tra il Laurentano e il Selmi?...