Pagina:I vecchi e i giovani Vol. I Pirandello.djvu/85


— 80 —

donna Caterina Auriti sussista anche tra i loro figliuoli.

— No, questo no! — rispose subito il Verònica. — Sono anzi amicissimi.

— E mi basta! — esclamò allora il Canonico picchiandosi col dorso d’una mano la palma dell’altra. — Mi strabasta! Se della parentela con l’Auriti non vuole tener conto il padre, può invece, o potrebbe, tener conto il figlio. Ed ecco legato il Salvo, il colosso!

Pompeo Agrò volle godere un momento di quella prima vittoria, guardando acutamente, con un sorriso un po’ smorfioso, il Verònica, poi il Mattina, già accampati entrambi nel suo piano, stimato almeno meditabile. Quindi, come un generale non contento di vincere soltanto a tavolino, con le leggi della tattica, scese a osservare le difficoltà materiali dell’impresa.

— Il punto, — disse, — sarà persuadere a quel benedetto Roberto di servirsi di questo spediente. Giacchè, per lo meno, abbiamo bisogno di una lettera privata di Gerlandino, da far vedere o conoscere in qualche modo al Salvo, ecco! o diretta al Salvo stesso, che sarà difficile, o a Roberto o a qualche amico: a Lei, per esempio, caro Verònica: insomma, una prova, un documento....

Guido Verònica non volle dichiarare ch’egli non poteva attendersi una lettera da Lando, col quale non aveva alcuna intrinsechezza; stimò, sì, ingegnoso il piano dell’Agrò, ma forse inattuabile per la troppa schifiltà di Roberto, il quale.... il quale.... sì, benemerenze patriottiche — “Onestà immacolata!„ — soggiunse l’Agrò. — Sì, — concesse il Verònica, — e anche ingegno, se vogliamo; ma.... ma.... ma.... al dì d’oggi... e gli secca il Prefetto,