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Capitolo Terzo.


Neanche polvere, niente!


— Di qua, di qua, mi segua, — disse al signore, che gli veniva dietro, il vecchio cameriere dalle piote sbieche in fuori, che lo facevano andare in qua e in là, con le gambe piegate e quasi cempennante.

Attraversarono su i soffici tappeti tre stanze in fila, in ognuna delle quali il cameriere, passando, apriva gli scuri dei finestroni. Le stanze tuttavia rimanevano in penombra, sia per la pesantezza dei drappi, sia per la bassezza della casa sovrastata dagli edifizii di contro che paravano. Aperti gli scuri, il cameriere guardava la stanza e sospirava, come per dire: — "Vede com’è arredata bene? Intanto non figura!,,

Pervennero così al salone in fondo, dal palco scompartito, in rilievo, ornato di dorature.

Il signore trasse da un elegante portafogli un biglietto da visita stemmato, ne piegò un lembo e lo porse al cameriere, il quale, indicando un uscio nel salone, disse:

— Un momentino. C’è di là il cavalier Préola.

— Préola padre?

— Figlio.