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Rivendicazione del proletariato!

Uhm! Si era fatte spiegare da don Cosmo queste due parole per lui sibilline, e tutta la notte, chiuso nel boriceo sotto l’acqua furiosa, aveva ruminato e ruminato, sbuffante di sacro sdegno contro quei nemici della patria.

Non degnò di risposta le ultime parole di don Cosmo, il quale anche per lui non doveva avere la testa a segno, e gli porse la lettera di don Ippolito.

— L’ha portata uno dei suoi pagliacci: Sciarallino il capitano.

— Per me? — domandò don Cosmo meravigliato, tenendo l’acqua nelle mani giunte. — Mi scrive Ippolito? Oh che miracolo.... Apri, leggi: ho le mani bagnate....

— Asciugatevele! — gli disse Mauro, brusco. — Negli affari di vostro fratello sapete che non voglio immischiarmici. Ma non pare la sua scrittura.

— Ah, Préola, — osservò don Cosmo, guardando la busta.

La lettera era scritta dal segretario sotto dettatura e firmata da don Ippolito. Leggendola, don Cosmo alle prime righe aggrottò le ciglia, poi sciolse man mano la tensione della fronte e degli occhi in uno stupor doloroso; abbassò le pàlpebre; abbassò la mano con la lettera.

— Ah, poveretto.... Dunque è vero....

— Che è? — brontolò Mauro, stizzito della sua curiosità.

— Si rovina.... si rovina.... — esclamò don Cosmo. — Se dà questo passo, non c’è più rimedio.... si rovina....

— Ditemi che cos’è, santo diavolo! — ripetè Mauro, vieppiù stizzito.

Ma don Cosmo stette a guardarlo un pezzo, ten-