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butto. Va bene? Sono stato otto mesi dentro.... figurati! E vedi qua? — soggiunse, indicando la cicatrice su la gota. — Quando mi buttai a fiume, come dicono a Roma.... Già!... Figùrati dunque se certe cose mi possono fare impressione! Sai, anzi, che mi fa impressione? Che tu, a quella disgraziata....

— Non tocchiamo, t’ho detto, certi tasti.

— Caro mio! — sospirò il Préola, socchiudendo gli occhi. — Lasciamo andare.... Sappi che quelli che io combatto sono i soli per cui abbia una certa stima. Ma questi tali, naturalmente, per le mie.... diciamo disgrazie, non vogliono averne alcuna di me e non mi vorrebbero lasciar vivere. Vivere debbo! Per vivere li combatto e sto coi preti. Gli uomini non perdonano; Dio, invece, dicono i preti, mi ha da un pezzo perdonato; e con questa scusa si servono di me.... Guarda oh, che piazza, Nocio! — aggiunse, buttandosi indietro il cappelluccio per mostrare la fronte. — E ce n’ho, dentro, sai! Se le cose mi fossero andate per il loro verso.... Basta, lasciamo stare. Io, voi.... tutto.... ma guardate! Fango, fango, fango.... Siamo qua, tutti e tre, coi piedi affondati in questo fangaccio della strada. Parliamoci chiaro, aperto, santo Dio, una buona volta! Diciamoci lo cose nude e crude, come sono, senza vestirle di frasi.... Nude nude, via; pigliamoci questo piacere! Io sono un porco, sì, ma tu che sei, Nociarè? tu che fai? che lavoro è il tuo, me lo dici? Passati una mano su la coscienza: tu non lavori!

— Io? — esclamò il Pigna, stupito, sbalordito, più che offeso dell’ingiustizia, allungando il braccio e ripiegandolo sul petto con l’indice teso.

— Lavori per la causa? Frase! — ribattè il Préola, pronto. — T’ho pregato; la verità nuda! Poi te la vesti, te la infagotti a casa, come vuoi,