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ti dico altro.... So che farai il tuo dovere e che contenterai tua madre e la nonna, che restiamo qua.... sole.... Basta, basta.... Presto sarà l’ora....
Entrarono nella sala da pranzo, dove la nonna e Roberto sedevano accanto sul canapè.
— Vedrai, — diceva donna Caterina. — Io vorrei prima finir di chiudere questi occhi, che sono stanchi. Ma toccherà forse di vedere anche a me, per conchiudere bene, questo spettacolo qua. Ci sarà, non dico dì no, chi mette male apposta; ma alla mala semenza il terreno è preparato da anni. Voi state a Roma, e non sentite e non vedete. Vorrei ingannarmi! Ma non m’inganno.
Alzò il capo a guardar la figlia e il nipote, vide negli occhi di Anna le lagrime, ed esclamò, levando un braccio:
— Lascialo partire, lascialo andar via! Aria! aria! Respirerà.... Buca l’uovo, figliuolo mio; e lascia star qua noialtri, ad aspettare la manna dal cielo! Nel Sessanta, caro Roberto, sai che facemmo noi qua? sciogliemmo in tante tazzoline le animucce nostre, come pezzetti di sapone; il Governo ci mandò in regalo un cannellino per uno; e allora noi qua, poveri imbecilli, ci mettemmo tutti a soffiare nella nostra acqua saponata, e che bolle! che bolle! una più bella e più variopinta dell’altra! Ma poi il popolo cominciò a sbadigliare per fame, e con gli sbadigli, addio! fece scoppiare a una a una tutto quelle magnifiche bolle, che sono finite, figlio mio, con licenza parlando, in tanti sputi.... Questa è la verità!
La serva venne ad annunziare che la carrozza era arrivata e che il vetturino, un po’ in ritardo, faceva fretta. C’era circa mezz’ora di vettura da Girgenti alla stazione ferroviaria in Val Sollano.