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arrivato da sè per suo merito effettivo. L’irritazione contro sè stesso nasceva anche dal veder che tanti, i quali egli stesso stimava inferiori a sè in tutto, sapevano farsi avanti con disinvoltura ed erano lasciati passare; mentre lui, ritenuto da tutti superiore anche al concetto ch’egli aveva di sè medesimo, lui si tirava indietro e, se spinto, si sentiva spesso impacciato nei movimenti, nel parlare, e arrossiva talvolta come una fanciulla.

Quella sera, Aurelio Costa avvertì più che mai quel senso di inesplicabile fastidio che gli cagionava sempre la propria ombra, che s’allungava sperticatamente, assottigliandosi innanzi a lui, a mano a mano che egli si allontanava dai lampioni accesi, che vegliavano lugubri la città addormentata, dopo il frastuono della dimostrazione popolare.

A metà della via Atenea deserta, scorse Roberto Auriti, solo; si volse a guardarlo con profonda pena e lo seguì con gli occhi, finchè non lo vide svoltare per una delle erte viuzze a manca, che conducevano alla Badia Grande.


Addio.


Si vegliò tutta la notte in casa di donna Caterina Laurentano, dovendo Roberto e il nipote partire a bujo, alle quattro del mattino.

Anna Del Re s’indugiava amorosamente negli ultimi preparativi per il figliuolo. Che strazio, per lei, quella partenza! Tutto il suo mondo, tutta la sua vita, da anni e anni, erano racchiusi nell’amore e nelle cure per quel suo unico bene. Come avrebbe