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essi. E di tant’altra vita, vita d’affetti e di idee, che mi s’agita dentro, nessuno che abbia mai avuto il più lontano sospetto.... Con chi vuoi parlarne? Sono fuori della parte che devo rappresentare.... Certe volte, a qualcuno che viene qua a visitarmi, a incensarmi, mi diverto a rivolgere certi sguardi, certi sguardi che sfondano la parte, e me lo vedo, allora, per un attimo, restar davanti sospeso, impacciato, goffo; Dio sa che forza devo far su me stesso per non scoppiargli a ridere in faccia. Mi crederebbe ammattito, per lo meno. E anche tu, caro mio, se vedessi con che occhi stai a guardarmi in questo momento....

— Io, no! — disse subito Aurelio, riscotendosi.

Flaminio Salvo rise, scotendo il capo:

— Anche tu, anche tu.... È così; per forza è così.... Ti posso io dire quel che vorrei veramente da te? il piacere che mi faresti, se tu agissi com’io forse al tuo posto agirei?

— E perchè no? — domandò Aurelio, levandosi. — Mi dica....

— Ma perchè no, — negò subito il Salvo, stringendosi ne le spalle, — perchè non posso.... Puoi dirmi tu quel che pensi, quel che senti, la vita che hai dentro in questo momento?.... Non puoi.... Sei davanti a me nelle relazioni che possono correre fra me e te: tu sei il mio ingegnere, il mio buon figliuolo, che amo, a cui questa sera, davanti a una ventina di marionette, ho dato l’incarico di recarsi a Colimbètra, messaggero di trionfo: e basta! Che altro potrei dirti? Questo soltanto, forse, per il tuo bene...

E Flaminio Salvo posò una mano su la spalla di Aurelio:

— Non ti tracciar vie da seguire, figliuolo mio;