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detto, che Dianella Salvo non sarebbe stata mai per lui, anche se il padre avesse accondisceso.
— Perchè? Eh, caro Ninì.... C’è una ragione, una ragione, che non è cattiva soltanto per voi!
— Che ragione?
— Non ve la posso dire.
— Ma cattiva anche per chi?
— Anche per me, Ninì!
— Per lei? — domandava Ninì, stupito.
E lei, sorridendo:
— Sicuro.... sicuro.... Voi non vedete; eppure c’è, c’è una relazione tra me, voi e.... lei. Che relazione? Che ci può esser di comune tra me e voi? Eppure c’è, caro Ninì.... c’è, c’è.... Io e voi siamo uniti da qualche cosa. Pare impossibile, no? Eppure, credete, siamo uniti....
Ninì De Vincentis restava assorto ad almanaccare su quella ragione misteriosa e si struggeva dentro.
Quando Aurelio Costa, introdotto da Liborio, si presentò nel salone, Nicoletta era presso il marito; ma sopravvenne poco dopo e provò un piacere vivissimo nel farsi veder da lui lì, in quella casa principesca, tra gli ossequii e il rispetto di tutti. Don Ippolito s’affrettò a riferirle la notizia della dimostrazione popolare.
— Ora riposa, — diss’ella. — Temo che si turberebbe troppo.... Ma, se vogliono....
— No no, — soggiunse subito il Principe. — Si troverà modo d’annunziarglielo domani....
— Ma sì, credo che don Flaminio — aggiunse Aurelio Costa — mi abbia mandato così di fretta, a quest’ora, per far sapere lì per lì a gli elettori che l’onorevole Capolino e il Principe sarebbero stati subito informati della dimostrazione....
— Mi dispiace tanto per lei, ingegnere, — disse