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per assegnar le parti ai compagni, per dare istruzioni, e qua regolare, e là persuadere, o incitare, e pregare, secondo i casi, che il suffragio di tutti i lavoratori fosse per un lavoratore, loro compagno, perdio! Angelo Zappala, che li avrebbe difesi, che avrebbe perorato la loro causa in Parlamento!

Sì, dato che quella candidatura popolare doveva valer soltanto quale protesta, egli in fondo avrebbe potuto dichiararsi soddisfatto dell’esito: sì; ma della votazione dei paeselli vicini! il cuore gli faceva sangue invece per la vergogna di Girgenti capoluogo, della sua città natale! ludibrio, vituperio....


Addio, amore!


Quando, alla fine, il Pigna, tutto pesto e intormentito, senza più voce, cascante a pezzi dalla stanchezza, si ridusse a casa, al Piano di Gamez, per mandar giù un boccone di cena avvelenato dalla bile, salendo i primi gradini della scaletta di legno, che dalla stanza terrena conduceva a quella di sopra, vi trovò al bujo in fitto colloquio, Celsina e Antonio Del Re.

— Ohè, voi qua?

— Va’ su; passa, papà! — gli disse Celsina. — Sto a salutarlo. Parte domani.

— Ah, buona sera, allora, — disse il Pigna. — Cioè, buon viaggio.... Partite subito, dunque? V’invidio, caro mio. Oh, vedrete certo a Roma.... come viene a essere di voi don Landino Laurentano? già, zio, l’abbiamo detto: riveritelo tanto per me, ditegli che Girgenti ha bisogno di lui; sta disonorando l’isola Girgenti....