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viva! giù, giù con noi!„ e qualche lattone e qualche scapaccione era pur volato. Più che mai inferocito, come un cinghiale in mezzo a una muta di cani, aveva avventato anche morsi ai più vicini; più d’una volta, puntando i piedi e le spalle per svincolare un braccio e credendo che la folla dietro lo avrebbe parato, trovando invece un po’ di largo fatto da qualcuno che voleva scansarlo, era stato per cadere; ma subito altri lo avevano scaraventato con un nuovo urtone a le spalle di chi stava davanti, e lì, rinserrato, compresso, boccheggiante come un pesce, altri lattoni e scapaccioni e dileggi. E tira e spingi, se l’erano sballottato così, malmenandolo in tutti i modi, fino a che, disfatto, non s’era lasciato andare, ma con le proprie gambe no, no: là, così, trascinato.... Oh selvaggi! oh mascalzoni! coscienze vendute! che spettacolo! oh Girgenti, disonore della Sicilia e dell’umanità! ludibrio, vituperio! Tutti in sagrestia, domani, sì, sì, ad attaccar con le ostie della chiesa le mezze carte da cinque lire.... Sì, viva Capolino e viva Salvo! viva Bacco e viva Mammone!
E, così esclamando, e guardando con aria di dispetto minaccioso la folla sotto la villa del Salvo, or si dava una rincalcata al cappello ammaccato, or s’accomodava una spalla, or soffiava o sbruffava, or sorsava col naso, e puh, feccia della umanità! puh, vili ignoranti!
— Domani, Propaga’, sta zitto! — gli gridavano alcuni. — Domani c’inscriveremo tutti al Fascio! Ora, qua: — Viva Capolinòòò! (Non ci credere, sai? è per minchionare) Viva! Vivààà!
Questa la conclusione d’una giornata campale, questo il rinfranco di tutte le corse che s’era fatte fin dalla mattina da un seggio elettorale all’altro,