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stizie e la tristezza della nostra valle di lacrime; dico bene, Monsignore?

Pompeo Agrò chinò più volte il capo in segno d’approvazione.

— Il pericolo vero, signori miei, è qua, — seguitò con più calore il Noto: — nella persuasione in cui siamo venuti noi cristianelli, che il movimento del così detto quarto stato sia inevitabile, irresistibile....

— È, è, è, purtroppo! — lo interruppe di nuovo il Ceràulo.

— Ma nient’affatto! nientissimo affatto! Fandonie! Fandonie! — gridò Filippo Noto. — Alla teoria dei socialisti manca l’appoggio della scienza, caro mio, della scienza, della logica, della morale e anche della civiltà, e non può reggersi, e cadrà per forza come un sogno pazzo, come un sogno da ubbriachi! Vorrei dimostrartelo, vorrei dimostrarlo a tutti, e prima a gli uomini di governo che ci fanno assistere allo spettacolo miserando dello Stato che si piega, dello Stato che si smarrisce e s’impaccia di cose di cui non dovrebbe impacciarsi!

Si calmò alquanto, protese le mani e riprese con altro tono di voce:

— Lasciatemi dire, in poche parole. Tutto il procedimento è sbagliato, dall’a alla z. Guardate! Il provvedere ai vecchi, alle donne, ai fanciulli abbandonati, agli infermi, può esser cosa, realmente, d’interesse pubblico.

— Interesse d’umanità, — disse il Trigona.

— Benissimo! D’accordo! — approvò il Noto. — Ma dal soccorrere la miseria presenta per mezzo d’asili, di dormitori, di cucine economiche, è stato facile, inavvertito il passo, signori miei, a salvaguardare il proletariato....