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Capitolo Ottavo.
Consesso d’ombre.
Nella casa di donna Caterina Auriti Laurentano, il giorno delle elezioni, erano raccolti intorno a Roberto i pochi amici rimasti fedeli, non ostante che egli non fosse più stato in corrispondenza con loro per tanti anni. Li aveva riveduti, in quei giorni, mutati come lui dal tempo e dalle vicende della vita.
Per un momento, negli occhi di ciascun d’essi, abbracciando l’amico, s’era acceso, era guizzato lo sguardo della giovinezza, di quei giorni lontani, ignari di ciò che la sorte riserbava; e, subito dopo, fra un lieve tentennìo del capo, quegli occhi s’eran velati di commozione, d’angoscioso rammarico, mentre le labbra si schiudevano a uno squallido, amarissimo sorriso.
“Chi ci avrebbe detto, — esprimevano quello sguardo velato e quel sorriso, — chi ci avrebbe detto allora, che un giorno ci saremmo ridotti così? che tante cose avremmo perdute, che erano tutta la nostra vita, allora, e che ci sarebbe parso impossibile perdere? Eppure le abbiamo perdute; e la vita ci è rimasta; ma così: questa!„