Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
bito buono, di panno, e un cappellino nero, come codesto del vostro sposo.
— E codesta berretta lanosa, — tornò a domandargli donna Adelaide, — come potete sopportarla? Oh Dio, io soffro soltanto a vederla!
— Questa berretta.... — cominciò a dir Mauro; ma un grido improvviso, dall’altra parte della cascina, lo interruppe.
Sopraggiunse, sconvolto, con passo concitato, Flaminio Salvo.
— Don Ippolito, venite! venite!... Il nostro Capolino....
— Che è stato? — gridò donna Adelaide.
— Ferito? — domandò il Principe.
— Sì, pare gravemente.... — rispose il Salvo. — Venite!
— Ma chi l’ha detto?
— È venuto di corsa uno dei vostri uomini da Colimbètra.... L’hanno portato su, da voi, ferito al petto.... non so ancora se di sciabola o di pistola.... E la povera signora Nicoletta, che è qua con noi!
Quando salirono ne la villa, Nicoletta si dibatteva tra Monsignore e Dianella, gemendo di continuo:
— Il cuore me lo diceva! il cuore mi parlava! Il mio cappello.... il mio cappello.... Presto, la vettura.... Infami, assassini.... O Gnazio mio!
— La vettura è pronta! — venne ad annunziare capitan Sciaralla.
Nicoletta si lanciò senza salutar nessuno.
— Voi, Principe? — disse il Salvo.
— Debbo andare anch’io? — domandò don Ippolito.
E il Salvo:
— Sarebbe meglio. Tu, Adelaide, questa sera rimarrai qua. Andiamo. Andiamo.