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salutare Dianella Salvo nel terrazzo; poi s’avviò per la scala.

— Vi do la consolante notizia che siete molto più stolida di me! ma molto! molto! — diceva poco dopo don Cosmo alla “casiera„ avvilita e stizzita, punto persuasa che “abito di tono„ fosse fuor di luogo in un avvenimento come quello, con la presenza d’un Monsignore. — E mi avete fatto girar la testa, — incalzava don Cosmo, — e mi avete ubbriacato con tutta la vostra canfora.... Tirate, giù! tirate subito.... Non mi posso scorticare da me! Datemi la mia solita giacca, adesso.

Quando ricomparve sul terrazzo, don Ippolito levò le braccia:

— Ah, sia lodato Dio! così va bene!

Monsignore e Dianella ridevano.

— Pensate di donna Sara! che vuoi farci? — sospirò don Cosmo, alzando le spalle. — Vi assicuro che è più stolida di me.

— Questo poi! — disse il Principe, ridendo. — E di’ un po’, Mauro? dov’è? non si fa vedere?

— Uhm! — fece don Cosmo. — Sparito! Non ne ho più nuova da tanti giorni, da che abbiamo l’onore....

— Io so dov’è, — disse Dianella, inchinando graziosamente il capo al complimento di don Cosmo, che volle interrompere. — Sotto un carubo giù nel vallone.... Ma, per carità, non deve saperlo nessuno! Noi abbiamo fatto amicizia....

— Ah sì? — domandò don Ippolito, ammirando con occhi ridenti la gentilezza e la grazia de la fanciulla. — Con quell’orso?

— È un gran pazzo! — sentenziò gravemente don Cosmo.

— No, perchè? — fece Dianella.