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— Ecco il Principe! — lo interruppe donna Sara, che guardava verso il viale dalla ringhiera del terrazzo.

Monsignore si alzò con Dianella e don Cosmo per vederlo arrivare. Questi accorse, per abbracciarlo appena smontato dalla vettura. Cavalcavano ai due lati capitan Sciaralla e un altro graduato, anch’essi in alta tenuta. Il rosso acceso dei calzoni spiccava gaiamente tra il verde degli alberi e sotto l’azzurro del cielo. La vettura era chiusa. Il segretario Lisi Préola sedeva dirimpetto al Principe.

Donna Sara si ritrasse dal terrazzo, ove rimasero soltanto Monsignore, Dianella Salvo e il segretario ad assistere dalla ringhiera all’abbraccio che i due fratelli si sarebbero scambiato.


Purchè non piova....


Don Ippolito Laurentano smontò dalla vettura con giovanile agilità. Vestiva da mattina e aveva in capo un cappello avana dalle ampie tese. Baciò il fratello e subito si trasse indietro a osservarlo.

— Cosmo, e come ti sei conciato? — gli domandò sorridendo. — Ma no! ma no! Subito a levarti codesto monumento da le spalle....

Don Cosmo si guardò addosso la napoleona, di cui non si ricordava più, quantunque se ne sentisse segar le ascelle.

— Sì, difatti, — disse, — sento un certo odore....

— Odore? Ma tu appesti, caro! — esclamò don Ippolito. — Senti di canfora lontano un miglio!

E sorrise a Monsignore e si levò il cappello per