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— Del figliuolo? Se è scapolo!

Il Préola tornò a ridere sguajatamente.

— E che uno scapolo, uomo di chiesa per giunta, non può aver figliuoli? Bestione! Avremo l’Auriti, sostenuto dal governo, contro l’avvocato Capolino. Fiera lotta, singolar tenzone.... Dammi la lettera!

Sciaralla diede una spronata a Titina e con uno sfaglio si liberò del Préola. Questi allora gli tirò dietro una e due sassate; stava per tirargli la terza, quando dalla svoltata si levò una voce rabbiosa:

— Ohè, corpo di.... Chi tira?

E un’altra voce, rivolta evidentemente a Sciaralla che fuggiva:

— Vergògnati! Vergògnati! Fantoccio! Ignorante! Buffone!

E dalla svoltata apparvero sotto un ombrellaccio sforacchiato, stanchi e inzaccherati, i due inseparabili Luca Lizio e Nòcio Pigna o, come tutti da un pezzo li chiamavano. Propaganda e Compagnia: quegli, uno spilungone ispido e scialbo, con un pajo di lenti che gli scivolavano di traverso sul naso, stretto ne le spalle per il freddo e col bavero della giacchettina d’estate tirato su; questi, tozzo, deforme, dal groppone sbilenco, con un braccio penzolante quasi fino a terra e l’altro pontato a leva sul ginocchio, per reggersi alla meglio.


Nudità! Nudità!


Erano i due rivoluzionarli del paese.

Capitan Sciaralla credeva a torto che nessuno si movesse a Girgenti.

Si movevano loro, Lizio e Pigna.

È vero che, l’uno e l’altro, quella mattina, così