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Ridevano, infatti, Nicoletta Capolino e Aurelio Costa, mentre donna Adelaide con le braccia aperto si girava intorno come una trottola; ridevano anche, irresistibilmente, per il piacere di sentire espressa con tanta disinvoltura e tanta comicità la loro segreta impressione, ch’essi si sarebbero guardati bene, non che d’esprimere, ma anche di riflettere, con quella crudezza, su la propria coscienza. Appunto questo voleva donna Adelaide. La quale sentiva il ridicolo di quelle nozze strane e tardive, e poneva le mani avanti per disarmar l’altrui malignità.
Dotata di buon senso e d’un certo spirito, aveva stimato di poter senz’altro approfittare della sua privilegiata condizione e di quella de lo sposo, che mascheravano con pompa sdegnosa quanto vi era d’illegale in quelle nozze. Ma vi si prestava senza entusiasmo, quasi per fare un piacere al fratello più che a sè stessa. Sapeva però che il Principe era un bellissimo e garbatissimo uomo. Ella, già anziana, dopo l’entrata di quella simpatica Nicoletta in casa, che aveva preso tanto impero su Flaminio (e giustamente, veh! bella figliuola, bella figliuola, sacrificata, poverina, da quel Cagliostro del marito!), ella s’era stancata della sua “terribile signorinaggine„ come la chiamava, e aveva detto di sì:
— Su, bubbolino, salutami il re!
Senza municipio; con la chiesa solamente. Che glien’importava? Vecchia, non avrebbe fatto figli di certo. L’assoluzione del prete, per lei, bastava, pei parenti e gli amici bastava, e dunque avanti, alla fiera! allegramente!
La musoneria, la musoneria non poteva soffrire donna Adelaide. Era impensierita soltanto di questo: che le avevano detto che il Principe aveva la barba lunga. Un uomo. con la barba lunga doveva essere