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lei, dette con così calma improntitudine, gli cagionavano. Che voleva da lui quella donna? Perchè gli parlava così?
Era veramente difficile a indovinare; e per Aurelio, anzi, impossibile.
L’improvviso, inopinato incontro con lui; l’impressione che ne aveva ricevuta; i pensieri che coi feminei sguardi furtivi gli aveva letti in fronte dopo il suo irrompere con tanta libertà nello studio del Salvo, e poi durante quell’attesa; l’avvilimento segreto per la sua condizione, ch’ella in fondo non poteva non sentire, innanzi a quel giovine che un giorno la aveva chiesta in moglie onestamente, per amore; il pensiero ch’egli ora sarebbe rimasto lì, nella casa del Salvo, e che Dianella lo amava in segreto, e che presto egli, con la vicinanza, avrebbe potuto accorgersene; e che tra poco dunque — ostinandosi Dianèlla fino a vincere l’opposizione del padre — ella avrebbe potuto soffrir l’onta d’assistere al fidanzamento di colui con la figlia del suo padrone, avevano messo in subbuglio l’anima di Nicoletta Capolino. Sarebbe toccato a lei, allora, di sorvegliare, di far la guardia ai fidanzati; e quel giovine là, che si mostrava ancor tanto mortificato del rifiuto ch’ella sdegnosamente aveva opposto alla domanda di lui; quel giovine là si sarebbe presa una tale rivincita su lei: sarebbe diventato domani suo padrone, anche lui, marito di quella Diana, da cui ella si sentiva sprezzata e odiata. Ed era pur bello, e forte, e fiero! E ancora (se n’era accorta bene!), ancora sotto il fascino di lei, per quanto offeso e sdegnato.... Perchè poi Flaminio Salvo, che sapeva tutto, se n’era subito uscito e la aveva lasciata lì, sola con lui?
Tornò a strizzar gli occhi, quasi per smorzare lo