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è piuma, e vola; per me, è diventata di piombo, caro mio....
— Ma questo appunto è il male! — aveva subito rimbeccato lui. — Farla diventar di piombo, una piuma! Dovendo vivere, scusi, non le sembra che sia necessario mantenere l’anima nostra in uno stato.... dirò così, di fusione continua? Perchè arrostare questa fusione e far rapprendere l’anima, fissarla, irrigidirla in codesta forma triste, di piombo?
Donna Caterina aveva tentennato un po’ il capo, con le labbra atteggiate d’amaro sorriso.
— La fusione.... già! Ma per mantener l’anima, come voi dite, in codesto stato di fusione, ci vuole il fuoco, caro amico! E quando, dentro di voi, il fornellino è spento?
— Non bisogna lasciarlo spegnere, perbacco!
— Caro mio, quando il vento è troppo forte.... quando la morte viene, e ci soffia su.... quando cercate attorno e non trovate più un fuscello per alimentarlo....
— Ma dove lo cerca lei? qua? chiusa sempre fra queste quattro mura come in una carcere?... Ma la signora Anna, scusi.... possibile che la signora Anna.... io non so....
S’era interrotto, per un subito imbarazzo, notando che la sorella di Roberto, nel vedersi tirata in ballo quando men se l’aspettava, s’era tutta invermigliata.
Fin dal primo vederla, Corrado Selmi era rimasto ammirato della pura e delicata bellezza di lei e istintivamente aveva sofferto nel veder quella bellezza così mortificata da quelle ostinate gramaglie e, più che trascurata, sprezzata.
A quel rossore improvviso, aveva temuto d’essersi spinto un po’ troppo oltre; ma poi, vincendo il momentaneo imbarazzo, aveva soggiunto: